Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che, in virtù dell’eccellente profilo nutrizionale, il consumo regolare di frutta secca fa bene alla salute ed aiuta a prevenire e combattere numerose importanti patologie, senza portare ad aumenti di peso significativi.
In questa sezione sono raccolte le principali evidenze scientifiche associate alle patologie più diffuse.

La colelitiasi, o calcolosi delle vie biliari, ha una prevalenza del 10-15% nei paesi industrializzati. Sono ancora poche le evidenze cliniche dell’azione benefica della frutta secca su questa patologia, ma avendo questo tipo di calcoli nel 70-80% dei casi il colesterolo come componente di base, il razionale per supportare la ricerca anche in quest’ambito è molto forte.

Un primo studio osservazionale condotto su oltre 80.000 donne di età variabile tra i 30 ed i 55 anni ha evidenziato che il consumo regolare di frutta secca è associato ad un minor rischio di calcoli alle vie biliari e, conseguentemente, ad un minor numero di interventi di colecistectomia.

Approfondire lo studio della relazione tra alimentazione di una popolazione e cancro è molto importante.

Studi epidemiologici suggeriscono che il consumo regolare di grassi vegetali sia in grado di prevenire diversi tipi di cancro, mentre il consumo eccessivo di grassi di origine animale, soprattutto se ricchi in grassi saturi, può aumentare questo rischio. La spiegazione di queste evidenze va ricercata nella composizione dei vegetali che sono ricchi di sostanze che aiutano a prevenire il cancro come: carotene, vitamina C, vitamina E, selenio, fibre, fenoli, steroli: tutti elementi ben presenti nelle frutta secca.

Tra i lavori pubblicati, uno studio osservazionale condotto in 59 Paesi ha osservato la relazione inversa esistente tra consumo di frutta secca ed altri cereali e mortalità per tumore alla prostata. Altri studi hanno confermato che il tumore alla prostata è più frequente in chi consuma basse quantità di selenio, un nutriente presente nella frutta secca (specialmente nelle noci del Brasile). Studi sperimentali condotti su animali hanno evidenziato che il consumo di frutta secca può ridurre il cancro del colon.

Infine i dati emersi dallo studio prospettico europeo su nutrizione e cancro (progetto EPIC) sembrano testimoniare l’azione preventiva sul cancro del colon-retto: nelle donne che assumevano frutta secca è stata infatti rilevata una riduzione del 30% del rischio di questa forma tumorale.

Studi prospettici ed osservazionali hanno evidenziato che il consumo regolare di frutta secca può ridurre il rischio di diabete di tipo 2, o non insulino dipendente. Questa prospettiva è di grande interesse per la grande diffusione di questa patologia nell’età avanzata ed i rischi a livello cardiovascolare che essa comporta.

Numerosi studi clinici hanno dimostrato l’efficacia della frutta secca nel ridurre i livelli di colesterolo. La maggior parte dei lavori è stata condotta su soggetti iperdislipidemici, alcuni su volontari sani.

Negli studi clinici, randomizzati e controllati, pubblicati recentemente è stato dimostrato che in pazienti con ipercolesterolemia una dieta povera in grassi che prevede il consumo regolare di frutta secca comporta una riduzione significativa (dal 4 al 25%) dei livelli di colesterolo, ed in particolare dei livelli di colesterolo LDL, rispetto alla sola dieta povera in grassi.

Efficacia nel migliorare il quadro lipidico della dieta arricchita con noci verso la sola dieta in pazienti ipercolesterolemici. (Zambon et a,, 2000) TC = colesterolo totale LDL-C = colesterolo LDL HDL-C = colesterolo HDL TG = trigliceridi

Anche negli studi clinici controllati su volontari sani ai quali è stato raccomandato random di seguire una dieta povera in grassi (come la dieta mediterranea), oppure una dieta arricchita con frutta secca, è stata osservata una significativa riduzione del colesterolo totale e dell’LDL (dal 9 al 33%).

In questi studi non c’è sempre una uniformità di dati per quel che riguarda colesterolo HDL e riduzione dei trigliceridi.

Studi epidemiologici

Le prime evidenze si sono avute in studi prospettici osservazionali come l’ Adventist Health Study (1992), condotto su 31.208 soggetti di razza caucasica. In questo studio è stato osservato che gli individui che consumavano regolarmente frutta secca (25g per almeno 4-5 volte alla settimana) avevano una riduzione del rischio di infarto miocardico del 51% rispetto a quelli che non ne consumavano. Studi più recenti – Women’s Health Study (1996), Harvard Nurse’s Health Study (1998) e Physician’s Health Study (2002) – hanno confermato questi primi dati.

Evidenze cliniche

Numerose evidenze cliniche controllate hanno in seguito dimostrato l’effettiva riduzione del rischio di eventi cardiovascolari in chi consuma regolarmente frutta secca. Questa riduzione non sembra essere dovuta solamente all’azione sui livelli di colesterolo totale ed LDL (relativa ai grassi insaturi contenuti nella frutta secca), ma essere legata anche a complessi meccanismi ricollegabili all’attività di altri componenti della frutta secca. Essa è, infatti, l’alimento di origine vegetale più ricco in fibre le quali/che sono capaci di ridurre i livelli di colesterolo in modo autonomo. Le fibre inibiscono l’assorbimento del colesterolo ed inibiscono la produzione a livello epatico di colesterolo.

La frutta secca contiene proteine di origine vegetale ricche in arginina, un aminoacido implicato nel rilassamento della muscolatura vascolare ed in altre importanti azioni a livello dei vasi sanguigni. E’ ricca inoltre di vitamine (come la vitamina E) e flavonoidi ad azione antiossidante, capaci di inibire la formazione della placca ateromasica, nonché di fitosteroli capaci, a loro volta, di inibire l’assorbimento del colesterolo.

Infine la frutta secca contiene quantità variabili da frutto a frutto di rame, selenio (una porzione di noci del brasile ne contiene il 100% del fabbisogno giornaliero) e magnesio, sostanze implicate nel metabolismo del colesterolo e nella prevenzione delle lesioni aterosclerotiche.

Il consumo giornaliero di queste sostanze contenute in un unico alimento probabilmente spiega la marcata riduzione della mortalità osservata prima negli studi epidemiologici e confermata poi dagli studi clinici controllati.

Riduzione del rischio relativo di malattia coronarica nei soggetti che consumano regolarmente frutta secca. La review prende in considerazione I principali studi epidemiologici ed osservazionali. (Adattato da Kris-Etherton et al, 2001)

Nel 2002 l’International Tree Nut Council Nutrition Research and Education Foundation (INC NREF) ha richiesto all’FDA la possibilità di usare nella promozione della frutta secca il messaggio che essa aiuta a combattere le malattie cardiovascolari; la richiesta era accompagnata da più di 30 studi clinici controllati che dimostravano consumare regolarmente frutta secca migliora il quadro lipidico e reduce il rischio di malattie cardiache. Di conseguenza sostituire con la giusta quantità di frutta secca snack ed altri cibi ricchi di grassi saturi, caratteristici della dieta degli americani, può comportare un significativo contributo alla salute pubblica.

Nel 2003 l’FDA ha autorizzato INC NREF ad utilizzare il seguente messaggio promozionale:
‘Scientific evidence suggests but does not prove that eating 1.5 ounces per day of most nuts as part of a diet low in saturated fat and cholesterol may reduce the risk of heart disease’

La frutta secca, pur essendo un alimento molto energetico, contraddice la falsa credenza di far ingrassare. Al contrario gli studi clinici controllati non hanno mostrato variazioni di peso significative, e talvolta addirittura una riduzione, nei soggetti che fanno un consumo regolare di frutta secca. Gli autori spiegano questi risultati con l’alta percentuale di acidi grassi insaturi contenuti nella frutta secca ed inoltre sottolineano che il consumo regolare di frutta secca contribuisce a dare un senso di sazietà, limitando il consumo di altri alimenti.